Hirokazu Kore'eda

Kore'eda al Festival di Cannes 2015

Hirokazu Koreeda (是枝 裕和?, Koreeda Hirokazu; Tokyo, 6 giugno 1962) è un regista, sceneggiatore e montatore giapponese.

È apprezzato per l'approccio innovativo con cui, nella sua esplorazione della natura umana, fonde finzione e tecniche narrative documentarie.[1]

Centrali nel suo cinema sono i temi dei legami personali e familiari, del lutto e della perdita, della memoria, del senso di colpa, dell'infanzia e delle difficoltà della genitorialità.[2]

Ha iniziato la sua carriera nel 1991 con il cinema documentario; nel 1995 ha realizzato il suo primo lungometraggio, Maborosi, che ha vinto il Premio Osella per la migliore sceneggiatura alla 52ª Mostra del Cinema di Venezia.[3]

Al Festival di Cannes nel 2013 ha vinto il Premio della giuria per Father and Son e la Palma d'oro nel 2018 per Un affare di famiglia.

Il Festival internazionale del cinema di San Sebastian gli ha assegnato il Premio Donostia alla carriera.

Biografia

È nato a Tokyo il 6 giugno 1962, terzogenito di una famiglia di origine taiwanese da parte paterna. Una legge giapponese in vigore al tempo dei suoi nonni vietava alle persone con lo stesso cognome di sposarsi e, rientrando in questo caso, essi decisero di fuggire dall'isola di Amami Oshima alla città taiwanese di Kaohsiung, dove nacquero i loro figli.[4]

Il padre di Hirokazu Koreeda durante la seconda guerra mondiale venne arruolato a Taiwan nell'esercito del Kwantung nello stato fantoccio giapponese della Manciuria e in seguito, fatto prigioniero dai russi, trascorse tre anni in un campo di lavoro in Siberia.[5] Al suo rilascio nel 1950 mise piede per la prima volta in Giappone, ma non si riprese più da questa dura esperienza.[6]

Danchi, edifici pubblici costruiti in Giapppone negli anni '60 (a destra), di fronte a moderni appartamenti degli anni 2000 (a sinistra)

Gli anni in cui nasce Hirokazu sono quelli dell'ascesa fulminea del Giappone a principale potenza economica mondiale, dopo l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti.[7] Trascorsi i primi anni della sua vita nella città di Nerima, a nord di Tokyo, all'età di nove anni si trasferisce con la famiglia nella zona di Asahigaoka nella vicina città di Kiyose, in uno dei grandi complessi di edilizia popolare (danchi) costruiti tra gli anni '50 e '70 per ospitare le famiglie dei "salarymen", o dipendenti aziendali, tra i protagonisti della crescita del Giappone di quel periodo.[8]

Il padre, occupato saltuariamente come operaio, si assentava frequentemente da casa, facendovi spesso ritorno sotto i fumi dell'alcol e rincorso dai creditori per i suoi debiti di gioco; la madre tra mille difficoltà cercava di restituire il denaro dovuto, affidandosi per mantenere la famiglia anche ai sussidi economici previsti dal governo.[9]

Nei confronti del padre, genitore assente e con problemi di integrazione nella società e nella vita domestica a causa delle passate esperienze di guerra e di internamento, Hirokazu ha mantenuto un atteggiamento ambivalente, avvertibile nelle figure di genitore presenti nei suoi diversi film, mentre le ristrettezze economiche vissute in famiglia trovano eco nell'attenzione riposta ai problemi di povertà e ai sussidi sociali, come in uno dei suoi primi documentari Shikashi … fukushi kirisute no jidai ni (trad.ː Tuttavia... al tempo dei tagli agli aiuti governativi, 1991) e nei film Nessuno lo sa (2004), Ritratto di famiglia con tempesta (2016) e Un affare di famiglia (2018).[10]

Durante la sua infanzia e fino alla sua giovinezza, Hirokazu è stato cresciuto principalmente dalla madre, dalla nonna e dalle due sorelle maggiori, un aspetto che conferisce ai suoi film una prospettiva femminile, oltre che autobiografica.[10]

La madre era un'amante del cinema e durante la sua infanzia trascorse molto tempo con lei a guardare i film in TV, specie quelli con Ingrid Bergman, Joan Fontaine e Vivien Leigh, che lei adorava.[5]

Formazione

Nel 1972, mentre sta frequentando le scuole medie superiori, la vincita da parte del Giappone della medaglia d'oro nella pallavolo maschile alle Olimpiadi di Monaco del 1972, rende questo sport molto popolare e lo stimola a praticarlo; impegnato nel ruolo di palleggiatore, diventa poi capitano della squadra e allenatore dei più giovani.[11]

Waseda University (Tokyo). Vista del campus

Inizialmente respinto negli esami di ammissione, un anno dopo riesce ad iscriversi alla facoltà di lettere dell'Università di Waseda, rinomata per gli studi letterari, dove si era formato, ad esempio, lo scrittore Murakami Haruki.[11][10]

In un'intervista, Kore-eda ha affermato di essere sempre stato molto interessato alle arti visive, ma di aver voluto in realtà diventare uno scrittore.[12] L'interesse per la carriera di regista gli sarebbe nato mentre studiava all'università, dove trascorse molta parte del suo tempo leggendo sceneggiature e saltando le lezioni per guardare classici giapponesi e internazionali nei cinema d'essai di Tokyo.[13] Il punto di svolta sarebbe venuto con la scoperta dei film di Fellini, da lui molto amato, ma dal quale in seguito non avrebbe tratto ispirazione per i suoi film.[14]

Per il suo legame familiare e personale con l'isola di provenienza dei nonni e del padre, ha invece sostenuto di ritenere il regista taiwanese Hou Hsiao-hsien come un padre e un modello nella sua ricerca del cinema, e Taiwan l'altra città natale.[4]

Il suo tutor all'università, considerata la sua passione, gli avrebbe permesso di scrivere una sceneggiatura, la prima di molte, come tesi di laurea.[13]

Regista di documentari

1991-1996

Scuola elementare in Giappone

Nel 1987, dopo la laurea, Kore-eda ottiene il lavoro presso la società di produzione televisiva TV Man Union, con sede a Shibuya, come assistente alla regia di programmi di documentari.[11]

Lessons from a Calf (1991)

Pochi mesi dopo, insoddisfatto di quell'ambiente e dei ritmi di lavoro, avvia per conto proprio il suo primo documentario, basato su una storia letta anni prima su un giornale.[15] Nel corso di tre anni, dall'ottobre 1988 al marzo 1991, spostandosi durante il suo tempo libero tra Tokyo e la campagna di Nagano, realizza Lessons from a Calf (tit. orig.ː もう一つの教育〜伊那小学校春組の記録〜?, Mou hitotsu no kyouiku - Ina shogakkou haru gumi no kiroku, trad.ː Un'altra educazione - Documenti del gruppo della Scuola elementare Ina, 1991), documentando la sperimentazione avviata in una scuola elementare rurale di Ina, dove l'insegnamento delle diverse discipline, dalla matematica alla musica, avveniva senza l'uso dei libri di testo e ruotava intorno ad un'esperienza reale ed emotivamente coinvolgente per gli alunniː l'allevamento e la cura di un giovane vitello.[16]

Il concetto di "studi integrati" veniva applicato in un'attività condivisa che offriva ai bambini, oltre ad un innovativo metodo didattico, la possibilità di rapportarsi con il concetto di cura, di vita e di morte; la presenza dei bambini, il loro punto di vista e il tema del distacco (dopo aver vissuto tra gli scolari, alla fine del ciclo il vitello, diventato adulto, tra le lacrime dei giovani accudenti veniva riconsegnato alla fattoria di provenienza) sono gli elementi che caratterizzano il documentario e che ricompariranno anche altri suoi successivi film.[17][18][19]

Dopo la messa in onda di Mou hitotsu no kyouiku in seconda serata sulla Fuji Television, e le buone critiche ricevute, i dirigenti della TV Man promuovono il suo autore alla posizione di regista, assegnandogli una troupe e consentendogli maggiore autonomia nei suoi progetti.[10]

However... (1991)
Tokyo dopo il bombardamento del marzo 1945

Nel successivo documentario, However... (tit. orig.ːしかし… 福祉切り捨ての時代に?, Shikashi... fukushi kirisute no jidai ni, trad.ː Tuttavia... Nell'era dei tagli al welfare, 1991), Kore-eda esplora un tema sociale a lui caro, attraverso le storie di due persone - Yamanouchi Yoyomori, ex capo del servizio sociale giapponese e Nobuko Harashima, una sopravvissuta al bombardamento di Tokyo - spinte prematuramente al suicidio a seguito di vicissitudini e sofferenze che chiamano in causa i servizi sociali, i tagli al welfare e la burocrazia giapponese.[20]

Il regista taiwanese Hou Hsiao-hsien
When Cinema Reflects the Times (1993)

Nel 1993 realizza il documentario When Cinema Reflects the Times: Hou Hsiao-hsien and Edward Yang (tit. orig.ː 映画が時代を写す時-侯孝賢とエドワード・ヤン‘?, Eiga ga jidai utsusu toki, trad.ː Quando i film riflettono i tempi: Hou Hsiao-hsien and Edward Yang), un omaggio ai due cineasti esponenti della cosiddetta Nouvelle Vague taiwanese degli anni ottanta, Hou Hsiao-hsien ed Edward Yang, che influenzeranno notevolmente le sue opere.[21][22]

August without Him (1994)

In August without Him (tit. orig.ː 彼のいない八月が?, Kare no inai hachigatsu ga, trad.ː Agosto senza di lui, 1994) descrive gli ultimi mesi di vita di Hirata Yutaka, il primo paziente di AIDS apertamente gay in Giappone, intervenendo personalmente nelle riprese con una voce fuori campo per raccontare le sue impressioni sulla personalità di Hirata, sulla malattia e la morte, una novità rispetto ai precedenti documentari, come Lesson from a Calf, in cui non veniva utilizzata alcuna voce narrante.[23][1]

This World (1996)

L'ultimo documentario prodotto negli anni novanta, This World (tit. orig.ː 現しよ(往復書簡 河瀨直美×是枝裕和)?, Arawashi yo (ofuku shokan Kawase Naomi x Hirokazu Kore-eda), trad.ː Lascia che appaia (corrispondenza tra Naomi Kawase e Hirokazu Kore-eda, 1996), un dialogo sotto forma di scambio di video con la regista giapponese Naomi Kawase, rappresenta una riflessione sul cinema e sul suo processo di produzione.[24]

Regista di film

1995-2010

Maborosi (1995)
Una scena dal film Maborosi (1995)

Nel 1995, mentre lavora alla TV Man Union, debutta come regista di lungometraggi con il film Maborosi (幻の光?, Maboroshi no hikari, trad.ː Luce fantasma) che riceve il Premio Osella per la migliore sceneggiatura alla 52ª Mostra del Cinema di Venezia.[25]

Il film, ispirato a un romanzo breve di Teru Miyamoto, letto dal regista quando era studente universitario, è incentrato su una giovane donna, Yumiko, la cui vita è stata attraversata da due episodi dolorosiː l'abbandono della nonna durante la sua infanzia e l'inspiegabile suicidio del marito, avvenuto poco dopo la nascita del loro primo figlio.[25]

L'illuminazione delle scene e le mutevoli condizioni metereologiche che colpiscono il villaggio in cui il film si svolge, fungono da metafora dello stato interiore di Yumiko, i cui interrogativi irrisolti e la conseguente inquietudine non riescono a farla riappacificare con il suo passato.[26]

Ritornano in questo film, e nei successivi, i temi inizialmente esplorati in alcuni documentari, come i legami familiari e il modo in cui gli esseri umani affrontano la perdita e la morte, con uno stile minimalista, disadorno, composto principalmente da campi lunghi.[27]

Per lo stile, il ritmo del tempo, i temi della memoria, della domesticità e la rappresentazione della vita quotidiana che caratterizzano il film, molti critici hanno paragonato quest'opera al cinema di Ozu, un accostamento proposto con molta frequenza anche nella successiva produzione di Kore-eda.[28]

After life (1998)
Una scena dal film Wonderful Life (1998)

Prodotto nel 1998, il suo secondo film, Wonderful Life (ワンダフルライフ?, Wandafuru raifu, trad.ː Vita meravigliosa), conosciuto anche come After Life, viene distribuito in oltre trenta paesi, dove ottiene numerosi premi, portando il lavoro di Kore-eda al riconoscimento internazionale.[29][30]

Mescolando "finzione fantastica ed elementi semi-documentaristi", il film descrive lo stazionamento di un gruppo di persone, appena decedute, in una sorta di limbo nel quale, assistito da apposito personale, ognuno dovrà scegliere, entro una settimana, un solo ricordo della precedente esistenza da portarsi nell'aldilà.[31] Il ricordo verrà poi trasformato dagli assistenti in un cortometraggio, proiettato ai visitatori alla fine della loro sosta nel passaggio tra la vita e la morte.

Per creare la sceneggiatura, Kore-eda incarica un gruppo di studenti universitari di intervistare circa cinquecento persone comuni, alle quali viene posta la stessa domanda indirizzata ai "fantasmi" del filmː quale ricordo avrebbero voluto portare con sé dopo la morte. Tra gli intervistati seleziona alcuni soggetti che interpretano sé stessi nel film.[32]

Questo stesso procedimento sarà utilizzato dal regista nel film del 2019 Le verità, nel quale, prima delle riprese, intervista le attrici protagoniste Juliette Binoche e Catherine Deneuve, inserendo le loro risposte nel montaggio finale.[32]

Distance (2001)

Distance, presentato in concorso ufficiale al Festival di Cannes, è ispirato a uno dei più gravi attacchi terroristici avvenuti in Giappone nel dopoguerraː l'attentato alla metropolitana di Tokyo del 20 marzo 1995, compiuto con l'uso del gas nervino dalla setta religiosa dell'Aum Shinrikyō, in cui morirono 13 persone e ci furono oltre 5500 intossicati.[33]

Nel film quattro parenti dei componenti di una setta religiosa apocalittica denominata l'Arco della Verità, responsabile di un'uccisione di massa, si incontrano tre anni dopo, in occasione dell'anniversario della morte dei loro cari, vicino al lago in cui erano state sparse le loro ceneri, dopo l'avvenuto suicidio di massa dei membri dell'Arco. Insieme all'unico sopravvissuto della setta, incontrato nei pressi, trascorrono una notte nella baita usata dagli autori del massacro per addestrarsi in previsione dell'attacco, immaginando gli ultimi giorni dei loro cari.[34]

Distance si fonda in gran parte sull'improvvisazione, la maggior parte degli attori non conosceva come si sarebbe sviluppata la storia, e per questo rappresenta una tappa importante della sperimentazione di Kore-eda.[35]

Nessuno lo sa (2004)
Una scena del film Nessuno lo sa

Nessuno lo sa (誰も知らない?, Dare mo shiranai) è ispirato a un evento di cronaca reale avvenuto nel 1998, il caso di quattro bambini abbandonati in un appartamento di Tokyo dalla loro madre per sei mesi, prima che qualcuno si occupasse di loro (è noto come il "caso dei quattro bambini abbandonati di Sugamo", Nishi-sugamo kodomo okizari jiken).

Metafora della disintegrazione dei rapporti familiari, dell'emarginazione e della scarsa attenzione degli adulti e dello stato nei confronti dei bambini - resi invisibili nel film perché ritenuti un peso, perché le regole condominiali non prevedono la loro presenza e i vicini fingono di non vedere e perché privi di una registrazione all'anagrafe - vengono ritratti dal regista, nella loro vita quotidiana, nella loro capacità di arrangiarsi, giocare e improvvisare.[36]

Al giovane attore Yūya Yagira, dodicenne al momento delle riprese, che ha interpretato il personaggio del fratello maggiore, combattuto tra il desiderio di avere una vita normale e la necessità di accudire i fratelli, è stato assegnato il premio come miglior attore al Festival di Cannes.[37] La sceneggiatura del film, scritta all'epoca dell'evento, è stata utilizzata per la realizzazione del film quindici anni dopo.[38]

Hana (2006)
Samurai, anni '60 del XIX secolo

Hana, il racconto di un samurai riluttante (花よりもなほ?, Hana yori mo Naho) è un Jidai-geki, un dramma storico ambientato a Edo agli inizi del XVIII secolo che ha per protagonista Soza, un samurai che vuole vendicare l'assassino di suo padre. Anziché rappresentare il mito del guerriero indomito giapponese, Soza è un giovane sensibile che si lascia coinvolgere nella vita degli abitanti del quartiere in cui dovrebbe dare la caccia alla sua vittima.[39] Un finto funerale consentirà a Soza di pronunciare parole di vendetta senza versare sangue e di mettere in discussione la pietà filiale in stile feudale, specie quando si renderà conto che, oltre agli stereotipi del codice bushido, l'insegnamento ricevuto dal padre è quello del gioco del go.[40] Il tono del film è scanzonato e quasi umoristico.[41]

Aruitemo aruitemo (2008)

Conosciuto anche con il titolo inglese Still Walking, il film descrive le dinamiche interne, i conflitti e i ricordi della famiglia Yokoyama, che da quindici anni si riunisce nella casa degli anziani genitori in occasione della commemorazione della morte del figlio maggiore Junpei, annegato per salvare la vita di un bambino.[42]

Air Doll (2009)
Una scena del film Kūki ningyō

Air Doll (空気人形?, Kūki Ningyō, trad. Bambola d'aria) è basato su un racconto di venti pagine di Yoshiie Gōda, serializzato nella rivista manga Big Comic Original della casa editrice Shogakukan.[43]

Presentato al Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, è stato descritto da Kore-eda come un film che parla del significato della vita, di come sia possibile riempire il vuoto, di cosa sia un essere umano, "della solitudine della vita urbana, sia per gli uomini che per le donne".[44]

Racconta la storia di Nozomi, una bambola gonfiabile di proprietà di una persona di mezza età, Hideo, che gradualmente si anima e prende coscienza di essere dotata di un cuore e di un'anima. Girando per la città, si innamora di un dipendente di un negozio di noleggio video, Junichi, coinvolgendolo in una storia d'amore.[45]

Filmografia

Regista

Cinema

Televisione

  • NONFIX – serie TV documentario, 8 episodi (1991-2006)
  • Dokyumentarī ningengekijō – serie TV documentario, 1 episodio (1993)
  • Kioku ga ushinawa reta toki… – documentario (1996)
  • Aruku yōna haya-sa de 〜 37, 319-ri no ōdishon – documentario (2002)
  • Watashi ga kodomodatta koro Tanikawa Shuntarō-hen – documentario (2008)
  • Hōdō no tamashī – serie TV documentario, 1 episodio (2008)
  • Ayashiki bungō kaidan – serie TV, episodio 1x04 (2010)
  • Going My Home – serie TV, 5 episodi (2012)
  • Mirai e no tegami 2014 〜 are kara 3-nen tachimashita – documentario (2014)
  • Kyō no, Akinai – documentario (2015)
  • Ishibumi – documentario (2015)
  • Makanai – serie TV (2023)

Sceneggiatore

Cinema

Televisione

  • Going My Home – serie TV, 5 episodi (2012)

Montatore

Cinema

Televisione

  • Kioku ga ushinawa reta toki… – documentario (1996)
  • Going My Home – serie TV, 4 episodi (2012)

Produttore

Cinema

  • Kakuto, regia di Yūsuke Iseya (2002)
  • Hebi ichigo, regia di Miwa Nishikawa (2003)
  • Nessuno lo sa (Daremo shiranai) (2004)
  • Kūki ningyō (2009)
  • Endingu nōto, regia di Mami Sunada - documentario (2011)
  • Un affare di famiglia (Manbiki kazoku) (2018)
  • Tōnen, regia di Akiyo Fujimura, Kei Ishikawa, Yusuke Kinoshita, Chie Hayakawa e Megumi Tsuno (2018)

Televisione

  • Kioku ga ushinawa reta toki… – documentario (1996)

Premi e riconoscimenti

Note

  1. ^ a b (EN) Claudia Siefen, Shaking Tracksː The documentary ways in the work of Kore-eda Hirokazu, su desistfilm.com, 7 agosto 2014. URL consultato il 28 agosto 2024.
  2. ^ Moreno, p. 87
  3. ^ Moreno, p. 81
  4. ^ a b (ZH) Yang Huijun Xie Xuan, 專訪是枝裕和:我期待有一天,拍出屬於自己的《悲情城市》, su twreporter.org, 24 novembre 2020. URL consultato il 25 agosto 2024.
  5. ^ a b (EN) Peter Bradshaw, Hirokazu Kore-eda: ‘They compare me to Ozu. But I’m more like Ken Loach’, su theguardian.com, 21 maggio 2015. URL consultato il 29 agosto 2024.
  6. ^ (JA) 是枝裕和氏 なぜ「後に残された人」の悲しみだけを撮るのか, su news-postseven.com, 13 settembre 2015.
  7. ^ Kenneth G. Henshall, Storia del Giappone, traduzione di Claudia Terraneo, 2ª ed., Milano, Mondadori, 2005, p. 222, ISBN 978-88-04-67823-6.
  8. ^ Yamada, p. 15
  9. ^ Kore-eda, pp. 384-387
  10. ^ a b c d Yamada, p. 16
  11. ^ a b c (JA) 40年も続く卒業後の社会人生活 だからこそ、“好き”を“仕事”にしたい!!, su daigakushinbun.com, 10 maggio 2016. URL consultato il 28 agosto 2024.
  12. ^ Ehrlich, p. 9
  13. ^ a b Kore-eda, p. 57
  14. ^ Risker, p. 42
  15. ^ Fuori dal mondo. Retrospettiva Kore-eda Hirokazu, su museocinema.it. URL consultato il 28 agosto 2024.
  16. ^ Kore-eda, p. 107
  17. ^ (EN) Mou hitotsu no kyouiku - Ina shogakkou haru gumi no kiroku, su imdb.com. URL consultato il 25 agosto 2024.
  18. ^ (ENJA) Lessons from a Calf/ Mou hitotsu no kyouiku - Ina shogakkou haru gumi no kiroku / もう一つの教育〜伊那小学校春組の記録, su youtube.com. URL consultato il 25 agosto 2024.
  19. ^ (EN) Lessons from a Calf (Mou hitotsu no kyouiku - Ina shogakkou haru gumi no kiroku), su 3continents.com. URL consultato il 25 agosto 2024.
  20. ^ (EN) However…, su letterboxd.com. URL consultato il 28 agosto 2024.
  21. ^ (EN) When Cinema Reflects the Times: Hou Hsiao-Hsien and Edward Yang, su imdb.com. URL consultato il 28 agosto 2024.
  22. ^ (EN) When Cinema Reflects the Times: Hou Hsiao-Hsien and Edward Yang (1993), su youtube.com. URL consultato il 28 agosto 2024.
  23. ^ (EN) August Without Him (Kare no inai hachigatsu ga ), su 3continents.com. URL consultato il 28 agosto 2024.
  24. ^ (FR) Ce monde-ci, su film-documentaire.fr. URL consultato il 28 agosto 2024.
  25. ^ a b (EN) Maborosi, su mubi.com. URL consultato il 28 agosto 2024.
  26. ^ Moreno, p. 89
  27. ^ (EN) Ren Scateni, Maborosi at 25: The enigmatic calm of Hirokazu Koreeda’s debut, su bfi.org.uk, 15 settembre 2020. URL consultato il 28 agosto 2024.
  28. ^ Yamada, p. 22
  29. ^ (EN) Hirokazu Koreeda, su kore-eda.com. URL consultato il 28 agosto 2024.
  30. ^ After life. Premi, su imdb.com. URL consultato il 28 agosto 2024.
  31. ^ After Life, su longtake.it. URL consultato il 28 agosto 2024.
  32. ^ a b Yamada, p. 19
  33. ^ (EN) Tokyo subway attack of 1995, su britannica.com. URL consultato il 28 agosto 2024.
  34. ^ (EN) Distance, su festival-cannes.com. URL consultato il 28 agosto 2024.
  35. ^ Ehrlich, pp. 116-118
  36. ^ Francesco Cerofolini, Nessuno lo sa, su asianfeast.org. URL consultato il 28 agosto 2024.
  37. ^ Antonio Pettierre, Nessuno lo sa di Hirokazu Kore-eda, su ondacinema.it. URL consultato il 29 agosto 2024.
  38. ^ Nessuno lo sa, su longtake.it. URL consultato il 29 agosto 2024.
  39. ^ Hana, su mymovies.it. URL consultato il 29 agosto 2024.
  40. ^ Ehrlich, p. 223
  41. ^ Carlo Valeri, Asian Film Festival 2006 – "Hana" di Hirokazu Kore-eda (Fuori Concorso), su sentieriselvaggi.it, 5 dicembre 2006. URL consultato il 29 agosto 2024.
  42. ^ Aruitemo Aruitemo, Still Walking, su torinofilmfest.org. URL consultato il 29 agosto 2024.
  43. ^ (JA) 空気人形:業田良家の短編マンガ 是枝裕和監督が映画化 主人公にぺ・ドゥナ, su mainichi.jp:80, 16 febbraio 2009. URL consultato il 29 agosto 2024 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2009).
  44. ^ (EN) “Air Doll” floats over Un Certain Regard, su festival-cannes.com, 14 maggio 2009. URL consultato il 29 agosto 2024.
  45. ^ Air Doll, su ondacinema.it. URL consultato il 29 agosto 2024.

Bibliografia

  • (EN) Linda C. Ehrlich, The Films of Kore-eda Hirokazu: An Elemental Cinema, Palgrave Macmillan, 2019, OCLC 1119613849.
  • (JA) Kore-eda Hirokazu, 世界といまを考える : 是枝裕和対談集 / Sekai to ima o kangaeru : Koreeda Hirokazu taidanshū, Tokyo, Kabushiki Kaisha PHP Kenkyūjo, 2015, ISBN 9784569763507, OCLC 1051043725.
  • (ES) Nieves Moreno, Elogio de la memoria. Koreeda Hirokazu / In Praise of Memory. Koreeda Hirokazu, in Secuencias: revista de historia del cine, n. 30, 2009, pp. 80-93. URL consultato il 29 agosto 2024.
  • (EN) Paul Risker, Questioning the Nature of Family Bonds: An Interview with Hirokazu Kore-eda, in Cineaste, vol. 44, n. 2, 2019, pp. 42-43.
  • (EN) Marc Yamada, Kore-eda Hirokazu, University of Illinois Press, 2023, OCLC 1365767495.

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