Phillipsite-K
Phillipsite | |
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Classificazione Strunz | 9.GC.10 |
Formula chimica | (K,Na,Ca)1-2(Si,Al)8O16·6(H2O) |
Proprietà cristallografiche | |
Sistema cristallino | monoclino |
Gruppo puntuale | 2/m |
Gruppo spaziale | P 21/m |
Proprietà fisiche | |
Densità | 2,2 g/cm³ |
Durezza (Mohs) | 4-4,5 |
Sfaldatura | distinta |
Frattura | irregolare |
Colore | incolore, bianco, giallino, rossastro. |
Lucentezza | vitrea |
Opacità | lattea |
Striscio | bianco |
Diffusione | comune |
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La phillipsite-K è un minerale, un silicato (tettosilicato) appartenente al gruppo delle zeoliti. Il contenuto di potassio (K), calcio (Ca) e sodio (Na), è variabile. A volte, ii catione Calcio viene sostituito parzialmente dal Bario (Ba) o dallo Stronzio (Sr).[1]
Storia del nome
Il nome Phillipsite è stato attribuito al minerale nel 1825 in onore del mineralogista e geologo inglese William Phillips (1775-1828)[2]. Fu anche chiamata christianite, in onore del re Christian VII di Danimarca, nome ormai caduto in disuso.
Abito cristallino
Piccoli cristalli prismatici bacillari, generalmente incolori o bianchi, giallastri o grigiastri, sempre geminati complessi, doppi e quadrupli, simili a rombododecaedri. Si presenta anche in aggregati globulari o raggiati. A volte si rinviene a forma di croce con striature fini.[3] I cristalli difficilmente superano il mezzo centimetro di larghezza. I cristalli non sempre sono facilmente identificabili a causa delle piccole dimensioni.
Proprietà fisiche
La Phillipsite è leggera, fragile ma semidura, si sfalda facilmente. I cristalli sono traslucidi o trasparenti con una lucentezza vitrea. È facilmente attaccata dagli acidi, fonde al calore con difficoltà, rigonfiandosi forma un vetro bianco.[4]
Origine e giacitura
Si ritrova impiantata nelle vescicole gassose dei basalti e nelle fratture delle rocce vulcaniche. Si forma per riempimento idrotermale delle cavità basaltiche. Si ritrova associata ad altre zeoliti come la cabasite, la natrolite, l’heulandite e la stilbite. La phillipsite si rinviene anche insieme ad altri minerali: aragonite, calcite, opale e quarzo.
Località di rinvenimento
Fu trovata ad Aci Castello (Catania), nelle lave antiche dell’Etna e nelle lave di Capodibove (Roma). È presente nelle lave del Somma-Vesuvio e nei basalti del Vicentino. Si rinviene nelle cavità dei basalti olivinici dell’Islanda.[5] Segnalata anche a Siegerland in Germania, Irlanda, U.S.A. I noduli poli-metallici di ferro-manganese, che si estraggono dalle profondità oceaniche, spesso hanno un nucleo di Phillipsite. [4]
Usi
Minerale d’interesse scientifico e collezionistico.
Note
- ^ Ole Johnsen, Minerali del mondo, Zanichelli, Bologna, 2011
- ^ Robert F. Martin, William H. Blackburn, Encyclopedia of mineral names: first update (PDF), in The Canadian Mineralogist,, vol. 37, 1999, pp. 1045-1078. URL consultato il 28 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ R. Hochleitner, Guida ai minerali, Ricca editore, Roma, 2017
- ^ a b A. Mottana, R. Crespi, G. Liborio, Minerali e rocce, Mondadori, Milano, 2009
- ^ K. Saemundsson, E. Gunnlaugsson, Icelandic Rocks and Minerals, Mál og Menning, 2010
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Collegamenti esterni
- (EN) Webmin, su webmineral.com.